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Gli scavi archeologici di Orgères

Tracce di civiltà perdute: l'arte degli scavi archeologici

Gli scavi archeologici di Orgères

Viaggio nel cuore dell’archeologia alpina

Nel cuore selvaggio della Valle d’Aosta, tra silenzi secolari e cime senza tempo, si trova un luogo in cui la storia ha lasciato impronte profonde: Orgères, presso Pont Serrand, là dove il vallone omonimo si unisce a quello di Chavannes, lungo un’antica via che conduce al Piccolo San Bernardo.

È qui che prende vita il Progetto Orgères, riferimento imprescindibile per l’archeologia alpina valdostana, tanto per l’approccio interdisciplinare quanto per il dialogo costante con il territorio: la cosiddetta Terza Missione, che unisce ricerca e comunità, memoria e identità.

Orgères è molto più di un sito archeologico. È un racconto stratificato che attraversa quasi duemila anni, dall’età romana all’età moderna, passando per un medioevo ricco e sorprendente. Ogni sasso, ogni frammento restituito alla luce, parla di chi ha vissuto in queste montagne, tra inverni lunghi e commerci vitali, tra focolari familiari e difese militari.
 

Link e approfondimenti

Un paesaggio difficile, una storia complessa
In un contesto montano aspro e isolato, la ricerca non può che essere corale: archeologia, geologia, archeozoologia, paleobotanica, climatologia e scienze agrarie si intrecciano per ridare voce all’economia, alla vita quotidiana, alle scelte architettoniche di queste valli. È grazie alle analisi di laboratorio e alle tecnologie più avanzate che oggi possiamo distinguere almeno quattro fasi storiche del sito di Orgères:

  • Età Moderna (XVIII secolo) – Le difese sulle Alpi
    Nel cuore della stagione più instabile d’Europa, Orgères diventa un presidio militare strategico. Trincee e fortificazioni, come la ridotta e la ligne, controllano la grande route alpina. Il 28 febbraio 1793, Carlo Felice Nicolis di Robilant annota come la difesa del Ducato d’Aosta dipendesse da queste strutture. Tra i reperti, un Mezzo Soldo austriaco del 1777 racconta di passaggi e tensioni.
  • Basso Medioevo (XIII-XIV secolo) – L’economia di valle
    Qui fiorisce un insediamento stabile, costruito attorno a un edificio principale e a ricoveri per animali. L’allevamento, la produzione di latte, lana, legname e foraggio sono alla base di una vita autosufficiente ma aperta agli scambi. I resti archeozoologici – tra cui ossa di cuccioli – confermano la continuità abitativa. Due monete del vescovo di Mantova e un mortaio decorato con volti stilizzati e lo stemma dei Savoia parlano di spiritualità, estetica e potere.
  • Alto Medioevo (VIII-X secolo) – Tra legno e pietra
    Un ambiente rettangolare in pietra a secco, con focolare e pavimentazione battuta, suggerisce una costruzione semplice ma ingegnosa, probabilmente con alzato in legno. Una tecnica “mista”, che forse riutilizza elementi più antichi. La datazione con termoluminescenza fissa questa fase tra l’VIII e il X secolo.
  • Età Romana (I-III secolo d.C.) – Viaggi e scambi
    Orgères non era isolata nemmeno in epoca romana. La presenza di un edificio di età imperiale, seppur ancora poco definito, e il ritrovamento di ceramica sigillata padana e gallica, raccontano di percorsi alternativi ai grandi assi viari, utili per collegare le valli e facilitare gli scambi.
  • Orgères oggi: un ponte tra passato e futuro
    Il Progetto Orgères non è solo studio e scoperta. È un invito a vedere il paesaggio con occhi nuovi, a cogliere nei dettagli del presente i sussurri del passato. Attraverso laboratori, incontri e percorsi didattici, la ricerca si apre alla collettività, costruendo nuove connessioni tra scienza e territorio.
    Orgères non è solo un sito archeologico: è un luogo dell’anima in cui la montagna custodisce, da secoli, i segreti di chi l’ha abitata.




     


 

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