SENTIERO 5 - BARBEBLANCHE – (azzurro)
Difficoltà: E escursionistico impegnativo
Durata 1h.00
Nel 1849 con la promulgazione di leggi minerarie più restrittive del Regno di Sardegna iniziò lo sfruttamento stagionale del giacimento di antracite in galleria da parte del personale di La Thuile.
Fu interessata prima la località “Barbeblanche”, toponimo che viene fatto derivare da un “sobriquet” (nomignolo) del titolare del permesso, il Sig. Giovanni Martinet. Egli ottenne alcune concessioni per lo sfruttamento minerario. Una concessione interessò parte della zona a monte della Grande Goletta, dove fu anche proprietario di una fonderia che servì per fondere blenda e galena.
Una seconda concessione interessò la zona denominata “Barbeblanche”, probabilmente situata a monte della frazione Buic. La coltivazione del settore Les Réches di “Barbeblanche” fu abbandonata per due anni a seguito di una gigantesca valanga caduta il 19 marzo 1904 in seguito alla quale perdettero la vita due operai e tre rimasero malconci. In quel tratto la foresta venne interamente abbattuta dalla valanga.
I sentieri Barbeblanche conducono ad un rudere utilizzato all’epoca mineraria probabilmente come casolare/dormitorio (quota 1.665 m) nel quale è ben riconoscibile sulla sinistra (piattaforma in cemento con 4 ferri per l’ancoraggio) il punto di partenza di una teleferica. Alla sinistra del fabbricato è presente la “bocca” di una miniera (N. 22).
Poco sopra il rudere sono presenti i resti di altre non meglio identificate costruzioni, di alcuni muraglioni e di un paio di ingressi minerari attualmente non più accessibili (N. 23 – N. 24).
A quota 1.715 m, poco sopra il paletto n. 20 è visitabile un piccolo locale (muro incassato nella roccia con apertura) utilizzato in passato come probabile deposito degli attrezzi di lavoro (N. 30).
A pochi minuti, procedendo in salita, insistono altri piccoli ingressi minerari (N. 25, N. 26 e N. 27). Presumibilmente tali ingressi costituivano il gruppo denominato “Les Réches”. Alla sinistra del casolare/dormitorio, oltrepassato il ponte del torrente Pechou, proseguendo in piano si raggiunge un ulteriore ingresso minerario (N.21) posto a quota 1.660 m (in corrispondenza del paletto n. 38 di fine percorso). L’accesso, sul cui fronte sono presenti dei muretti in pietra piegati verso l’entrata, risulta sbarrato da materiale accumulato e piccole frane. Qui, nelle immediate vicinanze, all’interno della montagna a quota 1.666 m (quindi non visibile) è localizzato il “Ribasso Avancini”.
Poco sopra l’ingresso N. 21, percorrendo il sentiero, si raggiungono gli ingressi minerari N. 18, N. 19 e N. 20. Presumibilmente tali ingressi costituivano il settore denominato “Chaux Platta”.